Migliaia di persone hanno attraversato il centro cittadino, attraversato il mercato di Porta Palazzo, per arrivare al Balon. Qui fuochi artificiali e striscioni hanno accolto i manifestanti che passavano di fronte alla casa occupata dove vivevano alcuni dei quattro ragazzi in carcere per il sabotaggio del 14 maggio del 2013 in Clarea. Il gesto, rivendicato in aula dai quattro No Tav, è stato fatto proprio dall’intero movimento.
Un segnale forte e chiaro ai giudici che il prossimo 17 dicembre dovrebbero emettere la sentenza nel processo contro Chiara, Claudio, Mattia e Nicolò. Lo scorso 14 novembre i due PM, Andrea Padalino e Antonio Rinaudo hanno ribadito l’accusa di attentato con finalità di terrorismo, chiedendo nove anni e mezzo di carcere per tutti.
Una follia. Una lucida follia. Il messaggio che la Procura di Torino sta lanciando è forte e chiaro. Nessuno osi mettersi di mezzo, perché lo Stato colpirà duro. La magistratura si è assunta il compito di regolare i conti con un movimento che da decenni lotta contro il Tav. Un movimento che passo dopo passo ha compreso che la libertà nessuno te la da se non te la sai prendere. Un movimento che il gusto della libertà lo ha sperimentato nel tempo sospeso delle Libere Repubbliche e dei presidi, nelle veglie di lotta e nei pranzi condivisi. In quei luoghi dove lo Stato già non c’è più. Nei luoghi dove si sta costituendo una comunità libera. Una comunità che ama il proprio territorio ma è cittadina del mondo, una comunità che alza la testa e non molla la presa, nonostante le migliaia di processati e inquisiti, nonostante la minaccia del carcere e dei risarcimenti milionari che potrebbero inghiottire case, stipendi, pensioni.
La politica dei palazzi è sempre più lontana, estranea, nemica. Le cifre dell’astensionismo in Emilia Romagna ci raccontano il fine partita di una regione il cui emblema è la CMC, la cooperativa “rossa” che ha annegato nel cemento il nostro paese.
Le migliaia di No Tav che hanno attraversato Torino in solidarietà a quattro “terroristi”, sono il segno di una piazza che si fa centro di relazioni politiche e sociali che si stanno, poco e poco, emancipando dalla tutela istituzionale. Se nel codice è scritto che tentare di impedire allo Stato di imporre la realizzazione delle proprie decisioni è terrorismo, allora tutti i No Tav sono terroristi.
Tanti i cartelli che nella piazza torinese ricordano la prescrizione per i padroni della Eternit, l’azienda Svizzera che, nella sola Casale Monferrato, ha ammazzato quasi tremila persone. Torturate a morte dal mesotelioma pleurico, il tumore che colpisce ed uccide gli esposti all’amianto. Le circolari degli anni Settanta, che raccomandavano ai dirigenti dei vari stabilimenti di non dire nulla sui rischi gravissimi per i lavoratori e per l’intera città. Eppure i primi scritti sulla pericolosità dell’amianto risalgono ai primi anni del secolo scorso.
Una strage pianificata, una strage che dimostra che i padroni hanno un’unica morale, quella dei soldi. La stessa dei signori del Tav e dello Stato che li difende.
In piazza è stato bruciato in effige il compressore di Clarea. Quella notte c’eravamo tutti. E ci saremo ancora tutti nelle notti e nei giorni a venire.
Foto della giornata qui: http://anarresinfo.noblogs.org/2014/11/24/torino-22n-terrorista-e-lo-stato/
Prossimo appuntamento
Assemblea popolare No Tav mercoledì 26 novembre al Polivalente di Bussoleno
Ma. Ma.